Una nuova Montagna o Innevamento artificiale ?

Una nuova Montagna o Innevamento artificiale ?

Di Emiliano Liberatore

Il CONTESTO ATTUALE

Noi amanti della montagna e di tutto il suo magico mondo,  sci, escursioni,  all’alpinismo, stiamo subendo gli effetti di questa pandemia, un settore dimenticato dalla politica, dalle istituzioni. Forse sono  troppo proiettati  sulla attività estive del mare, che gli italiani si sa, prediligono per cultura e storia, attività  che i politici approcciano con dovuto rispetto, mentre sono meno titubanti verso settori che poco conoscono. Per la verità, alla luce dei fatti potremmo dire la stessa cosa della scuola, della cultura a e dello sport in generale ma qui parliamo di montagna.

Le Alpi sono un nostro vanto, che dividiamo con altre nazioni certamente, ma l’Italia ne possiede da sola più di ogni altra nazione confinante, dalla Liguria al Monte Bianco, dal Bernina alle Dolomiti, patrimonio mondiale dell’Umanità.

Proprio su queste nostre montagne è nato molto dell’alpinismo, del ciclismo, e dello  sci alpino, che dal dopoguerra è parte integrante di quasi tutte le località che del turismo fanno il loro cavallo di battaglia.

Nel consueto stile Skiplace vogliamo in questo articolo offrire un nostro punto di vista, in maniera diretta, da amanti della montagna , perché riteniamo che non se ne stia parlando abbastanza e con i dovuti dettagli.

Nel precedente articolo abbiamo parlato dell’impatto del COVID19 sul mercato della montagna

Il Mercato della Montagna nell’ ERA del COVID

In  questo articolo vorremmo provare a guardare dentro argomenti che riteniamo sempre più importanti per il prossimo futuro come , gli impatti del cambiamento climatico sulle nostre montagne , i finanziamenti pubblici ed i modelli virtuosi che stanno nascendo per una montagna diversa,

Abbiamo voluto coinvolgere in questa riflessione il nostro amico Marco Trezzi che , oltre ad essere un attento studioso di come la montagna stia mutando negli anni, ha deciso di viverci tutto l’anno spostando la sua attività professionale in alta Valtellina.

SCIARE AI TEMPI DEL COVID

Di Marco trezzi

 Miliardi e miliardi di euro andati in fumo, denaro che poteva entrare nelle casse dello Stato, degli operatori turistici, delle società impianti che finalmente vedevano partire la stagione a Dicembre con un innevamento d’altri tempi, limitando anche l’elevato consumo di acqua ed energia determinato dall’innevamento artificiale, che provoca danni ambientali ma anche economici, considerando  che le risorse economiche a sostegno  provengono da ingenti finanziamenti pubblici.

Proprio per questa situazione drammatica molte località turistiche hanno cercato di “ricrearsi”, di cercare soluzioni al classico sci, di scovare un nuovo modo di attirare turisti. NUOVE PROSPETTIVE Ed è proprio questo forse uno dei pochi lati positivi della pandemia da Covid-19: il fatto che si stia cercando di svincolarsi dal solo   Business dello Sci Alpino, da tempo in flessione, tra mancanza di neve, costi elevati e meno fruitori,  per buona parte della stazione italiane, soprattutto medio-piccole.

 Vorrei che si sfruttasse questa situazione drammatica, proprio per far capire ai turisti quanto siano impattanti e sempre meno sostenibili gli impianti, le piste e soprattutto l’innevamento artificiale, sempre più presente ormai anche in alta quota. Ancora ad oggi ci sono molte skiaree che vedono gli scialpinisti come  il male assoluto,  perché si ritiene che non contribuiscano alla crescita economica della località, quando invece con poco si potrebbe dare un servizio alternativo, riuscendo anche ad avere introiti  di tutto rispetto.

 La recente iniziativa della Baradello di Aprica è evidente nella sua genialità: aprire a pagamento la pista illuminata più lunga d’Europa a tutti quelli che volevano farsi una salita al chiaro di luna, magari con un the caldo oppure una birra in quota prima della discesa. Certamente non ha nemmeno lontanamente compensato le perdite della stagione ma si sono raggiunti numeri di sicuro interesse con un primo passo che dimostra il potenziale enorme sul quale investire nel futuro.

 In realtà  ci sono località che da tempo stanno ragionando su come evolvere la loro offerta e forse pochi sanno che ci sono ad oggi almeno 40 stazioni sciistiche che offrono la possibilità di effettuare Risalita delle piste.

Molto interessante questo articolo di Skialper che le censisce tutte.

Le stazioni dove è possibile risalire le piste da SCI

Aprica - Skialp notturno

CLIMATE CHANGE

 I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, non si possono negare, se da una parte parrebbero aumentare le precipitazioni annue su molte zone alpine, come nella mia Alta Valtellina, date anche dall’innalzamento delle temperature che portano fenomeni più intensi e concentrati, (quindi anche di maggiori nevicate distribuite in pochi fenomeni), proprio queste temperature fanno inevitabilmente alzare la quota neve e soprattutto la sua permanenza al suolo.

 E’ provato che le temperature aumentano molto di più sulle Alpi rispetto alle zone pianeggianti, ogni grado in più in pianura di media corrisponde a +2° sull’arco alpino. Si pensa di trovare la soluzione con la tecnologia, creando neve OGM, scavando chilometri di piste per interrare tubi, corrente e soprattutto “drenando ” acqua alle varie sorgenti o laghi naturali.

 E’ notizia recente che il Ministero per la transizione ecologica spagnolo, non ha più concesso l’utilizzo dei terreni sul quale è costruita la seconda skiarea più antica della Spagna, una piccola località con 8 impianti ma molto amata dagli spagnoli. Dalla nota del governo si legge che diverse piste, innevate artificialmente al 100%, non potranno più essere utilizzate, piste molto importanti in quanto le più utilizzate, soprattutto dalle scuole, e centrali alla skiarea, da questo la società ha decretato la chiusura totale dell’attività. Le motivazione da parte del governo spagnolo sono la scarsa sostenibilità nell’uso massiccio di neve artificiale, studi hanno dimostrato che dal 1951 (anno di nascita della località) ad oggi, la temperatura media è aumentata di 2,6°, i giorni di neve al suolo calati da 149 a 111 in media, mentre le precipitazioni scese da oltre 1500 millimetri annui a 1200 millimetri in media. Per sopperire a questi cambiamenti le società devono per forza appoggiarsi alla tecnologia, sventrando valli e laghi per interrare tubi di acqua ed aria compressa, utilizzando un enorme quantità di energia elettrica.

 Il modello attuale non è più sostenibile  per una  società come la nostra e se vogliamo diventare più responsabili dobbiamo iniziare a cambiare le nostre abitudini, il nostro modo di vivere la montagna e di fare turismo.

IL FINANZIAMENTO PUBBLICO

 Credo sia inutile ricordarlo, perché ormai è di dominio pubblico,  quanto le società sciistiche necessitino di finanziamenti continui da stato, regioni e le province; in casi come la Valle d’Aosta sono anche di proprietà della stessa regione autonoma, ma qui si parla di miliardi in denaro pubblico che ogni anno vengono  investiti  puntualmente nelle skiaree che non riescono a rendersi sostenibili.

 

Neve_artificiale

L’Europa, dal 2014 al 2020 ha investito 44,6 mni € per le società sciistiche italiane, molti di questi fondi utilizzati proprio per l’innevamento artificiale.

  • La Regione Piemonte, ad esempio, ha elargito in sole due stagioni 7,2 mni€ alle sole società sciistiche dell’alta valle di Susa, solo per l’innevamento artificiale, qualcosa che, calcolatrice alla mano, fa 2,30 € per ogni metro cubo di neve prodotta.
  • E’ notizia di questi giorni che la regione Lombardia ha stanziato 11mni € a fondo perduto come sostegno per le perdite da COVID19. Fino a qui tutto bene e probabilmente sono pochi pensando alle perdite complessive dell’indotto ma da quello che si intuisce, pare che l’obiettivo si focalizzarsi sul potenziamento delle piste ed innevamento artificiale, pensando anche alle Olimpiadi del 2026. Messa in questi termini non sono certamente ottimista su come verranno impiegate queste risorse.

Qui trovate un articolo che parla del contributo stanziato per la Lombardia

Approvati finanziamenti a fondo perduto per le montagne lombarde


Questi sono solo due   esempi, perché in tutta la nostra penisola ci sono finanziamenti ingenti di questo tipo nei confronti dello sci senza che questo sia legato ad alcun piano di sostenibilità economica ed ambientale.

NEVE OGM 

 Con un metro cubo d’acqua si producono circa due metri cubi di neve artificiale e secondo una stima del WWF, ogni anno sulle piste italiane vengono impiegati a questo scopo circa 95 milioni di metri cubi d’acqua e 600 gigawatt/ora di energia, pari al fabbisogno di una città di circa 1 milione e mezzo di abitanti.

I costi stimati per l’innevamento di un chilometro di pista possono raggiungere i 45.000 euro a stagione.

Il principio di fabbricazione imita la formazione della neve naturale: le macchine polverizzano nell’aria gocce d’acqua a una pressione che va dai 20 agli 80 bar, mescolata ad aria per riprodurre il fenomeno di nucleazione, che permette la formazione di cristalli aggrappati a micro particelle contenute nell’atmosfera. Condizione essenziale per ottenere la neve artificiale è la temperatura, tra i -2 e i -12 gradi, con un tasso di umidità intorno al 20%.

TRANSIZIONE ECOLOGICA DELLE SKIAREE

 Una delle possibili strade per diventare meno dipendenti da questa neve non neve, è certamente alzarsi di quota, ma attenzione, questo non deve significare togliere una pista dal fondovalle per costruirne altre due a 3000 metri.

Significa iniziare a pensare a ridurre gradualmente il numero di piste e di impianti, utilizzando sempre di più quelli presenti alle quote più elevate, dove ovviamente la neve al suolo è più presente, duratura e quindi non necessita di grandi innevamenti, se non in piccole porzioni dove vento ed esposizione possono farla sparire in fretta.

E’ chiaro che  in ottica di sostenibilità, questa è la parola che credo debba essere utilizzata sempre più spesso nel nostro vocabolario, dobbiamo ridurre la nostre dipendenza dallo sci alpino,  smettendo  di ricercare sempre nuove piste e nuovi impianti, come se la loro costruzione sia zero impatto.

Le skiaree dovrebbero  gradualmente ridursi di volume a partire dalle basse quote, continuando a sfruttare quanto costruito in alto fino a dove sia possibile. Non si può pensare di sfruttare la tecnologia per i nostri interessi anche dove la natura non lo vuole, questo è illogico, immorale e diseducativo verso le nuove generazioni che si troveranno molto più in difficoltà di noi a vivere su questo pianeta, perché questo è un dato di fatto.

MODELLO VAL MAIRA 

 Questa piccola vallata delle Alpi Occitane, che ritengo fantastica per gli amanti del wild e dello scialpinismo, è un vero e proprio esempio di turismo virtuoso senza stravolgimenti ambientali, perché di fatto attrae miglia e miglia di turisti da tutta Europa, senza aver assolutamente nulla da offrire, se non la sua infinita bellezza.

 Ha subito dal dopo guerra agli anni ’90 uno spopolamento senza precedenti, dovuto soprattutto al fatto di non avere nulla e di essere rimasta “indietro” rispetto ad altre valli adiacenti.

E’ costellata di piccole frazioni, senza aver un vero centro principale, ma con l’avvicinarsi del nuovo millennio, in molti hanno rimesso in piedi vecchi casolari, a volte anche trasformandoli in B&B, avendo l’ambizione di attrarre qualche amante del silenzio e della tranquillità, lontani dalle moderne “industrie” del divertimento che sono diventate molte località d’élite.

 Piano piano questa forma di offerta turistica ha preso piede, è nato anche il Consorzio Turistico Val Maira, offrendo appunto pacchetti di vacanza a pieno contatto con la sola e semplice natura, con quel senso “rustico” che solo valli come questa offre, senza artefatti di nessun tipo.

 Questa valle ormai è arrivata a superare gli 80mila turisti ogni anno, di cui la maggior parte stranieri, è proprio vero che noi italiani facciamo fatica ad apprezzare tutto questa bellezza naturale, senza un qualcosa che ci dia “divertimento” e zero fatica, non ci scomodiamo neanche da casa, è brutto dirlo ma è così.

 Questo semplice “richiamo della natura” ancora integra, attrae molto più di quanto si pensi, soprattutto oggi dove tutti siamo più coscienti sul tema della sostenibilità, questo vivere una valle a misura d’uomo è molto apprezzato, con la sola ospitalità tipica dei montanari, con i bisogni essenziali e tipici della montagna, senza quei beni inutili che circondano la nostra quotidianità.

Valmaira
Valmaira

UN SPERANZA PER IL FUTURO

Noi di Skiplace stiamo seguendo con grande interesse  come le località alpine stiano in questo periodo proponendo  attività alternative allo sci, ed è proprio a questo modello si deve puntare,  per una  “nuova” montagna e  un nuovo turismo, più attento all’ambiente, più sostenibile.

Questo ovviamente non significa rinunciare allo sci alpino, nessuno lo penserebbe mai; questa attività turistica e sportiva deve continuare a vivere, mantenendo e modernizzando gli impianti attuali, senza costruirne altri e soprattutto rinunciando il più possibile all’innevamento artificiale, lasciando che sia la natura a decidere se e quando si potrà sciare. ( fatto salvo specifiche aree dedicate agli allenamenti degli atleti).

Interessante esperimento in Colorado di un comprensorio sciistico  senza impianti, raccontato da skialper.

 In Colorado ha aperto Bluebird Backcountry, la prima località sciistica human powered

 

Tutti i finanziamenti pubblici  andrebbero investiti in modo più lungimirante sul territorio montano.

  • Realizzando infrastrutture moderne, una nuova ed efficiente rete di trasporti che renda più vivibili e più velocemente raggiungibili le varie località, in modo da poter essere abitate non solo da turisti e residenti “storici”.
  • Legando i progetti di ampliamento dei comprensori a progetti di sostenibilità ambientale e di fruibilità

 

  • Offrendo una connessione internet adeguata, anche per appassionati che vogliono vivere e lavorare da remoto in montagna, chissà mai che le seconde case fantasma possano diventare prime case.Lo smart working sarà strutturale e un esempio interessante lo sta portando avanti il comune di Courmayeur, dove il sindaco ed anche operatori turistici vorrebbero portarlo in alta quota.  Un progetto interessante per affittare stanze, appartamenti, locali (anche sulla rinomata Punta Helbronner a 3466 metri) a persone interessate a lavorare da remoto vicini alla montagna, alla natura.
courma_smart

A nostro  avviso  non basterà cambiare offerta turistica in montagna, servirà soprattutto partire dalle basi, cioè dall’educazione alla montagna stessa. Bisogna tornare a far capire ai bambini fin da piccoli, che la montagna non è necessariamente sci club e  feste, scivolare in qualche modo sulle autostrade bianche e tornare a casa come aver trascorso una giornata “Gardaland d’alta quota”, serve proprio far passare il concetto di montagna nella sua vera essenza, dello sport, della fatica, della bellezza, della natura incontaminata, che non può essere solo quella delle piste da sci, la scuola deve tornare ad educare in tal senso proprio al rispetto ed al godimento della natura, quella non artificiale, che può dare più insegnamenti di un libro, e potrebbe veramente farci diventare persone migliori.

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Emiliano & Davide

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