Sciare sulle Grandes Jorasses

Sciare sulle Grandes Jorasses

Mattia e Andrea in relax sul terrazzo del rifugio Boccalatte

Grandes Jorasses

sono una di quelle montagne che non hanno  bisogno di presentazioni. Il nome è talmente forte che chiunque lo senta sa già di cosa stiamo parlando, come se fosse qualcosa di intrinseco dentro ogni frequentatore della montagna.

Per più di un km in altezza, il versante settentrionale si scaglia verso il cielo costituendo una muraglia di speroni, goulotte muri verticali e strapiombi riservata ad alpinisti di alto livello.

Un po di storia:

Riccardo Cassin fu il primo a vincere questo “muro” nel 1938 lungo lo sperone walker assieme a Ugo Tizzoni e Gino Esposito. Con il passare degli anni nacquero più di 30 via con difficoltà estreme e si scrissero pagine della storia dell’alpinismo come durante l’apertura della famosa, severa e poca frequentata Goussault-Demeneson.

Quasi tutte queste salite al Grandes Jorasses hanno un denominatore comune : la discesa verso il fondo valle. Una volta raggiunta una delle cime che caratterizzano questa muraglia come un pettine, la giornata non è finita. La discesa verso il versante italiano , che avviene attraverso il versante sud-est, è lunga, macchinosa, esposta a seracchi cariati e ghiacciai tormentati da grossi crepacci. Durante la stagione primaverile e con modesti accumoli di neve è possibile scendere con gli da questo soleggiato versante. Il primo a cimentarsi fu il famoso svizzero Sylvan Saudan nel 1971 accompagnato in punta però da un Elicottero. Fu il francese Patrick Vallencant il primo a compiere la discesa in modo pulito nel 1987. Bruno Gouvy in snowboard fu invece il primo a surfare su questo gigante, durante il suo trittico Eiger-Jorasses-Cervino. Fino a metà degli anni 90 questa discesa veniva praticata dai più abili sciatori, grazie all’uso dell’elicottero che qualche anno più tardi fu finalmente vietato per la risalita su queste selvagge e poco accessibili cime.

Accesso:

L’unico punto di appoggio per spezzare in due giorni la risalita dal versante meridionale è il rifugio Piolti-Boccalatte, un vero e proprio nido d’aquila situato a 2800m su un contrafforte roccioso che precipita per 300 m nel vuoto. Questo antico rifugio, costruito a fine ‘800 è stato chiuso per diversi anni fino per problemi di sicurezza dovuti ai repentini crolli del seracco whymper che lambiva non il rifugio ma il suo accesso. Nell’estate 2016 dopo i crolli più grossi che hanno “smussato” leggermente il seracco, la riapertura è stata possibile grazie al lavoro fatto dal famoso alpinista Franco Perlotto che ne è tutt’ora il gestore.

Davide , Mattia e  Andrea

Aprile 2017,  spinti da un forte desiderio di avventura, decidiamo di avventurarci verso il Grandes Jorasses e  ci dirigiamo verso planpincieux con l’intento di salire al Boccalatte e il giorno successivo la punta Whymper. Fa caldo e gia alle 10 del mattino il sole batte forte per essere aprile. Sentieri di terra battuta e chiazze di neve marcia si alternato fino alla ferrata che ci conduce al plateau superiore dove incomincia un manto di neve continuo fino alla successiva ferrata che sale al rifugio.

Andrea e Mattia salendo lungo il sentiero per il rifugio Boccalatte-Piolti

I canaponi mezzi sommersi dalla neve, le roccette miste all’erba e la neve già scaldata dal sole non ci danno molta fiducia e dato che abbiamo tutto il necessario per assicurarci non esitiamo a farlo. Giunti al rifugio la vista e l’ambiente meritano le 3h di cammino e ravanate varie. Ora ci aspetta un altro duro compito : spalare un muro di neve e ghiaccio che ci impegnerà per altre 3 ore abbondanti per liberare la porta di accesso. Nel rifugio non c’è un vero e proprio locale invernale.

Il rifugio stesso nella stagione fredda è l’invernale e per accedervi bisogna chiedere le chiavi al cai di Torino. Passiamo il pomeriggio rilassati a bere the e sdraiati sul fantastico balcone del rifugio sospeso nel vuoto. Cena veloce, e via a dormire con la solita sveglia puntata a 3 e 30 della notte.

La partenza

Usciamo ancora col buio e infreddoliti risaliamo il pendio nevoso che precipita nel vuoto sulla sinistra del rifugio. E’ notte è buio e fatichiamo a trovare la strada sul pendii superiori. Dopo qualche ora e finalmente con la luce raggiungiamo le roccette whymper ed un esile couloir di neve ci permette di accedere ai piani superiori.Ancora 300 m passando di fianco al seracco whymper ci separano dalla vetta del Grandes Jorasses.

Durante il cambio up&down un fastidioso banco di nebbia ci avvolge e ci rende ancora più difficile la discesa nel tratto più ripido a causa della visibilità quasi nulla.

Siamo un po’ spaventati non tanto per la parte superiore ma per quella inferiore dove il ghiacciaio è un groviera unico e i seracchi ci tengono d’occhio come nel gioco “guardia e ladri”.

Una volta ritornati alle rocher whymper ci accorgiamo che i banchi di nebbia sono solo alti e in basso la visibilità è ottima. Tiriamo un sospiro bello lungo e concentrati ci dirigiamo non con poche difficoltà,fino a sopra il rifugio Boccalatte e poi verso il fondovalle lungo le ultime lingue di neve di questa scarsa primavera.

Grandes Jorasses /Pointe Whymper 7/Face S-E Video

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